Quincy Jones: il genio della musica e del cinema che continua a vivere nella nostra memoria
Non so esattamente perché oggi, dopo tanto tempo, ho deciso di scrivere di lui. Forse perché certe persone non muoiono davvero: si dissolvono in un suono, in una luce, in un ricordo che torna quando meno te lo aspetti. E così, ad un anno dalla morte di Quincy Jones, ho cercato la sua voce. L’ho trovata su Netflix, nel documentario Quincy. Lì, tra le immagini dolci e coraggiose girate da sua figlia Rashida, ho rivisto l’uomo che ebbi il privilegio di incontrare una volta — per poco, ma abbastanza da sentire che avevo davanti qualcuno che viveva dentro la musica.
“Non smettere mai di ascoltare.”
Ricordo ancora la stretta di mano, lo sguardo limpido, il sorriso che sembrava dire queste parole. Era un momento sospeso, come se tutto intorno si fosse fermato, come se il tempo stesso sapesse che davanti a me c’era una leggenda. Ma Quincy non si portava addosso la leggenda. Si portava addosso l’umanità. L’eleganza dei grandi, quella che non ha bisogno di mostrarsi.
Quando l’ho rivisto nel film, seduto al piano, le dita che si muovono come se parlassero con Dio, ho sentito una malinconia gentile, come un vento caldo che passa e lascia profumo di ricordo. Nel documentario non c’è finzione. C’è la vita. C’è la fatica, la gloria, il sorriso di chi ha attraversato tutto e ha ancora voglia di amare. Rashida lo guarda con la devozione di una figlia e l’onestà di un’artista. Io, attraverso i suoi occhi, vedo un uomo che ha diretto non solo la musica, ma l’emozione di un secolo intero.
“La musica è l’unico linguaggio che non mente mai.”
Guardare Quincy oggi, dopo la sua scomparsa, è come sfogliare un diario universale: le strade di Chicago, le risate con Sinatra, il genio con Michael Jackson, il coraggio, la solitudine, l’amore. Ogni immagine vibra di luce. Ogni parola pesa come una nota. Ti accorgi che non stai guardando un documentario: stai ascoltando la vita, orchestrata da chi ha saputo trasformare ogni ferita in armonia.
Scrivo di lui perché il mondo sembra più rumoroso, più veloce, più distratto. E Quincy Jones ci ricorda che per comprendere bisogna avere ritmo. E allora sì, lo dico con il cuore: guardate Quincy. Guardatelo non come si guarda un film, ma come si ascolta una sinfonia. Lasciatevi portare dentro la sua energia, le sue fragilità, la sua luce. Fatevi attraversare dal suono di un uomo che ha diretto l’anima del mondo.
Playlist – “Il suono di Quincy”
Ascoltate la colonna sonora che accompagna questo articolo e lasciatevi trasportare dal ritmo di Quincy Jones. Il suono di Quincy
Mettete le cuffie. Ascoltate piano, senza fretta. C’è un momento, tra una canzone e l’altra, in cui vi sembrerà di sentirlo ancora lì, che ride, che dirige, che vi guarda e dice: “L’amore è il ritmo più difficile da mantenere. Ma quando lo trovi, non lo perdere mai.”
E in quel momento capirete perché scrivo di lui. Perché certi uomini non finiscono. Continuano a suonare, dentro di noi.
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